Perchè l’ansia?

Novembre 27, 2014 − da Antonella − in Articoli, Novità − Nessun commento

Immagine 1086L’ansia è quell’emozione definita anche paura. Questa è la spiegazione più semplice di uno stato emotivo che colpisce sempre più spesso l’essere umano.

A volte quello che percepiamo non è riconducibile in maniera così diretta alla paura o ad uno stato ansionso, ma più comunemente sentiamo  disagio, tensione, malessere, stanchezza, attivazione, fatica ad affrontare la quotidianità.

Ad ogni stato di disagio l’essere umano mette in atto dei comportamenti per farvi fronte.

Quali sono allora le risposte all’ansia?

Il ritiro da stimoli ansiosi, la rinuncia a bisogni percepiti come minacciosi anche se desiderati, la negazione di certi bisogni (non mi piace), l’utilizzo di sostanze quali alcool, cannabis per sedare lo stato di tensione e l’estraneazione dalla realtà riscontrata in tratti di persone giocatori d’azzardo.

Nella vita quotidiana l’ansioso senta una tensione interna, un malessere generato da due forze interne  una : la spinta all’evoluzione di se stesso, alla vita, alla libertà, alla soddisfazione spontanea dei suoi bisogni l’altra conservativa, protettiva, ma altrettanto insufficiente e castrante. E’come se due persone tirassero le braccia dell’ansioso ma in direzioni completamente diverse.

Tutto ciò non accadrebbe o non procurerebbe gravi scompensi se nell’evoluzione  dell’essere umano la crescita avverrebbe seguendo le  tappe del ciclo di vita soddisfando i propri bisogni.Un bambino quando ha fame piange  per richiamare la madre e quando è sazio si stacca, non ha bisogno di pesare sulla bilancia quanto ha mangiato per decidere se ne ha abbastanza. Se  questo bambino potesse continuare a rimanere in contatto con i propri bisogni ed ad usare la propria determinazione per soddisfarli in tutte le tappe del ciclo della vita rimarrebbe soddisfatto e pieno certamente di se stesso. Ma il bambino un’altra cosa che sa è che senza amore, il sostegno, l’approvazione delle persone da cui dipende , non potrebbe sopravvivere.

A volte il bambino si trova a dover fare i conti con la necessità di scegliere  tra la propria curiosità,  il desiderio di crescere e l’approvazione dei genitori e non sempre queste due aspirazioni viaggiano insieme. In natura generalmente la sopravvivenza viene prima di tutto ecco quindi la spiegazione del perché ci sono dei blocchi nelle tappe del ciclo di vita. Il bambino sceglie di limitare la propria curiosità, la propria voglia di esplorare , di pensare di separarsi, di essere competente, di individualizzarsi, di emanciparsi per l’amore e l’affetto di mamma e papà.

A volte la voglia di esplorare viene meno di fronte ad una mamma che inconsapevolmente e per iperaffetto lancia dei messaggi quali : “Il mondo è sicuro solo accanto a me”. “Rimani piccolo, faccio io per te”. 

Quando questo adulto dovrà allontanarsi dal nucleo familiare potrà sentirsi insicuro, impotente, non all’altezza perché bloccato nella sperimentazione  di se stesso e nella sua efficacia.

Così vale per le altre tappe del ciclo di vita ( esistere, esplorare, pensare/separarsi, identificarsi/socializzare, riuscire essere competenti, individualizzarsi, emanciparsi). Ognuna con il suo ruolo, ognuno  con la sua importanza.

Prendiamo in considerazione la tappa pensare e separarsi.

In questa fase il bambino sta imparando a dire di no e a scoprire quali sono i suoi limiti, a prendere distanza  dalle persone. In questa fase i genitori vengono messi a dura prova e per aiutarlo dovranno imparare a fare delle critiche positive . Per esempio “ Così non funzione”  piuttosto di “ sei uno sciocco”. Se la madre è ansiosa il bambino si sottometterà con senso di frustrazione e rabbia che non potrà esprimere o diventerà freddo e distaccato. Diventerà con il tempo ostile piuttosto che determinato perché dire di no a prescindere è l’unico modo che conosce per non essere fagocitato dagli altri. Potrebbe cercare di esercitare il controllo sugli altri e sulle situazioni per evitare di entrare in contatto con la paura

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